Di Giorgio Ciofini : Libertà è responsabilità

Giorgio Ciofini :"Da semiliberi del terzo millennio, da laici papalini per mancanza di alternative in barca col virus, oggi è difficile anche la speranza, che pure è sempre l’ultima a morire".
04.05.2020 10:45 di  Antonio Bruno   vedi letture
Fonte: Giorgio Ciofini
Di Giorgio Ciofini : Libertà è responsabilità

Oggi che il motore del Paese si riavvia, ci soccorre un’idea che fece il 1968: libertà è responsabilità. Oggi che torniamo semiliberi, tra congiunti ardui più dei congiuntivi, e tre parole d’ordine: distanziamento sociale, mascherine e igiene personale, facciamo nostro l’invito di Sartre, il filosofo che aprì un’epoca di nuove libertà. Ma non cantiamo Alleluia. Non è il caso. Dovremo convivere col Virus, incoronato Imperatore del Mondo, la notte di Natale del 2020 (in incognito), mica con Belen? E chissà per quanto tempo! È già molto un tacito evviva. Da oggi ci vuole prudenza più di prima, da semiliberi, o liberti che stiamo diventando. È indispensabile, per evitare crisi di identità e ricadute letali, anche per l’economia. Ma un po’ di storia, che è sempre maestra, va pur fatta.

Sono trascorsi più di settantacinque anni da una guerra all’altra. Da “Tutti a casa di Hemingway”, si è passati a “Tutti in casa” dei Dcpm, intorno alle idi di Marzo. Dietro a questa bandiera, in guerra, gli italiani si sono riscoperti un popolo. È stata la parola d’ordine della Scienza, il manifesto elettorale della tragedia o, se volete, lo slogan pubblicitario dell’ISS. Premettiamolo, a scanso di equivoci. I governi sovranisti (Gran Bretagna e Stati Uniti) hanno fatto di peggio. Basta vedere le statistiche della strage. Né meglio hanno fatto Francia, Spagna e Belgio, né Olanda e Svezia, pure vessillifere di una via europea più liberal.

Ma diciamolo, senza peli sulla lingua e clientelismi: si poteva fare di più e di meglio. Lo dichiara, papale papale, la statistica, cioè la Scienza su cui fonda lo stesso Istituto Superiore (ma quanto?) di Sanità. Per cominciare, le contromisure sono state prese in ritardo, visto che il Virus circolava indisturbato e incoronato da Natale, ma nessuno se n’era accorto.

Si dia un’occhiata ai luoghi della carneficina in base alle statistiche, approssimate ma accreditate. Esse dicono che circa il 45% delle vittime si è registrato nelle Rsa (i nuovi campi di concentramento per anziani), il 15% negli Ospedali (teatro di guerra, con tanto di eroi) e il 20% se n’è andato da casa sua, senza assistenza, senza tampone e modulo di autocertificazione. Siamo già all’80% del totale (contato per difetto). Se aggiungiamo la Lombardia, chiusa nei tram e nei treni dei pendolari, per le migliaia di fabbriche della cintura di fabbriche aperte due settimane oltre il lockdown, siamo ai piedi del 90%. Resta fuori circa un 10% all’aperto, di cui buona parte si deve al doppio impegno e ai festeggiamenti del doppio impegno di Coppa Campioni tra Atalanta e Valencia.

Insomma la stragrande maggioranza dei contagi è avvenuta in luoghi chiusi e hanno chiuso l’Italia in casa, per giunta coi malati!

Possibile, poi, che nessuno abbia pensato a strutture intermedie, per fare da filtro tra casa e ospedale, in grado di assisterli e gestirli? In Cina avevano realizzato due grandi ospedali in pochi giorni, a questo fine. Almeno l’esempio cinese avrebbe dovuto avvisarci. Invece ci siamo fatti prendere alle spalle, del tutto impreparati, dal Virus. E siamo stati travolti da una pandemia, tanto annunciata quanto sottostimata.

Da esempi numerosi quasi quanto le vittime, ne prendiamo uno che basta da solo. A Milano, in pieno tsunami, hanno convertito un Padiglione della Fiera a terapia intensiva, che non è servito a niente. Quello stesso padiglione, da struttura intermedia. sarebbe stato molto meno costoso, molto più facile da allestire e molto più efficace a soccorrere e a smistare quei malati che sono morti in casa come mosche, senza assistenza alcuna. Qualcuno lo hanno mandato anche al Trivulzio, forse per rivalutare Mario Chiesa e mostrarci che non c’è fine al peggio. Oltre il conto dei morti, per virus e insipienza, così ora ci tocca pagare anche quello degli Ospedali privati della Lombardia e l’assenza di presidi territoriali, vittime del virus Formigoni.

Ma questa è già storia. Da oggi comincia la fase due. Semilibera torna l’Italia tutta e anche l’economia. Occorre festeggiare, non foss’altro perché poco è meglio di niente, ma per il presente e il futuro si guardi ad esempi come la Corea del Sud e Singapore, che hanno saputo controllare l’epidemia, mettendo in quarantena non il Paese, ma il contagio. E non spacchiamo il capello in quattro per Immuni, quando non ci facciamo alcuno scrupolo a cedere i nostri dati alle multinazionali del Web.

Guerra, finora, è stata la sola parola che ha messo d’accordo guelfi e ghibellini di casa nostra, la destra e la sinistra del Paese, il Covid 19 al posto dello zio Adolfo. Hanno rifatto anche la Repubblica di Salò e il Fronte Partigiano, come dopo l’8 settembre. E siamo appena a maggio. Nel mezzo è rimasto, c’è, un Paese che pretende (per ora inascoltato) ma buon diritto, l’esercizio di Libertà responsabile e uno Stato efficiente. È l’Italia migliore, che non è rappresentata in Parlamento.

In questo Stato (di cose), da tempo la Società degli Apoti (cioè il Partito di quelli che non se la bevono) è la scelta obbligata del libero cittadino. Per questo oggi, più che a Sartre ghibellino per definizione, c’è da appellarsi a Giuseppe Prezzolini, intellettuale guelfo, allergico al regime. Al pari di Curzio Malaparte, Leo Longanesi e Indro Montanelli, l’ultimo iscritto a quel partito. L’Apota, in una guerra civile che giova solo al Virus, tra bufale e mozzarella di bufala a pranzo, merenda, cena e colazione, assiste incredulo alla strage di buon senso, che appartenne all’Italia contadina del dopoguerra e del miracolo economico.

Oggi, rinati Granducato di Toscana e Regno Lombardo Veneto, Repubbliche marinare e Stato pontificio, Piemontesi e Borbonici, Maria Teresa e Mazzini, Sudisti e Nordisti, ci vorrebbe un altro Garibaldi, o un Conte… di Cavour. Invece abbiamo Conte e Renzi, Salvini e Berlusconi, secchi e verdi, bianchi e neri l’un contro gli altri armati, per un pugno di voti, Corso Donati e Farinata degli Uberti a rigirarsi nella tomba.

Da semiliberi del terzo millennio, da laici papalini per mancanza di alternative in barca col virus, oggi è difficile anche la speranza, che pure è sempre l’ultima a morire.